Se oggi il commercio è un mondo più complesso e le trecce si comprano anche su internet, l’aglio resta un ingrediente primario della cucina ligure a partire dal pesto alla genovese. La varietà di Vessalico è tipica per il suo aroma e la sua “anima” (la parte verde interna) molto piccola, il che la rende molto meno pesante da digerire.
Dopo la raccolta (solitamente dal 20 giugno) e una breve essiccatura al sole, l’aglio viene confezionato preparando delle trecce. Le teste sono intrecciate a due a due fino a comporre delle complesse trecce arabescate: è un lavoro paziente che si può svolgere solo la mattina e la sera quando le parti aeree della pianta sono più umide. Per una buona conservazione occorre tenere l’aglio al fresco e al riparo dalla luce, ma non al buio: in questo caso, infatti, germoglierebbe.
La sopravvivenza di questo prodotto è legata alla volontà di pochi agricoltori che hanno continuato a coltivarlo con metodi biologici in piccoli appezzamenti di montagna, tramandandosi di generazione in generazione non solo i bulbi, ma anche la tecnica di coltivazione e di intreccio. Questi si sono riuniti in una cooperativa, mentre il presidio Slow Food si occupa di farlo conoscere e apprezzare al di fuori del ristretto territorio dove è prodotto.
Nella foto: il borgo di Vessalico (di Davide Papalini, da Wikipedia)
gradirei essere al corrente delle vostre manifestazioni