Oggi parliamo di un classico birraio belga: la Chimay. Si tratta di una trappista della Vallonia prodotta nell’omonima città nell’abbazia cistercense di Notre-Dame de Scourmont.
“Trappista” non è una parola a caso: solo sette birrifici (ad esempio Orval) possono dirsi autenticamente tali. Il titolo vuol dire che il prodotto è fabbricato nell’ambito di un’abbazia e sotto il controllo dei monaci, e che una parte dei redditi della sua commercializzazione è dedicata a scopi benefici. Non solo tradizione birraia, dunque, ma anche solidarietà.
Le Chimay, ad alta fermentazione, non filtrate e non pastorizzate, appartengono a pieno titolo alle birre cosiddette artigianali. Ma i numeri sono impressionanti: l’imbottigliamento, eseguito da laici per non turbare la vita monastica, arriva a più di 35.000 bottiglie l’ora per 120.000 ettolitri all’anno. Di questa un terzo vengono esportati. Gli ingredienti sono quelli classici della birra: acqua, orzo germinato, estratto di luppolo e lievito a cui vengono aggiunti amido di grano e zucchero.
Chimay produce quattro birre con quattro “livree” di colore diverso: rossa, blu, bianca e oro. Quest’ultima, però, è venduta solo sul luogo: chi facesse un salto in Belgio può assaggiare anche i formaggi del monastero (più informazioni sul sito del produttore).
La più diffusa è la Rouge (gradazione alcolica: 7,0), un classico della casa dalla schiuma persistente, gusto equilibrato e sentore di albicocca. Si serve a 10-12 gradi e accompagna bene con la carne o, come le buone birre, si abbina a una serata piacevole tra amici.
La Bleue è nata come “birra di Natale”, più forte (9 gradi) e con un tocco floreale e una nota di caramello. Anche questa sta bene con le carni rosse, ma forse ancora meglio per un dopocena “da meditazione”. Anche per la Bleue la temperatura di servizio è di 10-12 gradi.
Noi siamo particolarmente affezionati alla Blanche. L’abbiamo provata all’Ostaia de Merellin di Recco. Nonostante la sua bevibilità, la percentuale alcolica è considerevole (8 gradi). Come aperitivo è ottima, ma una bottiglia intera prima di cena “picchia” abbastanza. Dissetante, questa birra si adatta ai piatti di pesce e a base di carne bianca.
La Blanche è tale per il colore del tappo e dell’etichetta, non in senso tecnico (cioè birra di grano). Viene chiamata anche “Triple” o “Cinq Cents” ed è più “asciutta” e luppolata delle altre, ma senza rinunciare all’equilibrio di casa Chimay. La temperanza, del resto, è una virtù.
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