(vedi la prima e la seconda puntata)
E’ venerdì e sono passati quattro giorni dall’inizio della nostra cotta. Il mosto ha quasi smesso di fermentare anche se qualche bollicina ogni tanto la fa ancora. Sul fondo si sono depositate due dita di lieviti.
Per imbottigliare è sicuramente troppo presto. Abbiamo deciso, però, di travasare il mosto in un altro contenitore escludendo i sedimenti. Dopo la sanificazione (paranoica) del rubinetto e di tutti gli strumenti abbiamo fatto scendere la futura birra senza agitarla troppo.
Il travaso è costato un po’ in termini di resa. Partiti da circa 2/3 di una cotta casalinga classica (14,5 litri nel fermentatore) siamo arrivati a 11,5. Abbiamo fatto anche due conti: la spesa tra malti, luppoli, castagne, e varie (energia, sanificante, acqua, ecc…) è stata di circa 18 euro. Non è poco, ma si tratta di una birra forte ed è comunque sempre meno del prezzo di una birra industriale.
Abbiamo fatto di nuovo il test col densimetro e adesso siamo a 1012. Quindi, applicando la classica formula (OG-FG)/7,5 dovremmo ottenere una birra intorno ai 7,7 gradi alcolici.
A questo punto abbiamo aggiunto l’ultima parte del luppolo Cascade destinato al “dry hopping”. Il giorno dopo (sabato) tutto sembra andare per il meglio: il mosto produce ancora un po’ di CO2 e si avverte tutto il profumo del luppolo americano.
Foto: by Georgehotelling, da Flickr
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