Feta, Gyros e il cappello da chef. La cucina greca

25 gennaio 2012
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La Grecia nel piatto: Gyros, feta e verdure

La Grecia ‘nel piatto’: Gyros, feta e verdure

Oggi parliamo un po’ di cucina greca. E non è cosa da poco, visto che può vantare ben 2500 anni di storia: ai tempi di Alessandro Magno era considerata un’arte vera e propria e i ricchi Romani si contendevano per le loro ville i cuochi che venivano dall’Egeo e dallo Ionio. L’arte culinaria, infatti, è nata nella penisola greca e a partire dalle colonie della Magna Grecia ha avuto grande influenza nell’Italia meridionale.

Una curiosità che ci riporta al Medioevo, invece, è la nascita del cappello da chef bianco ora adottato nel mondo. Il suo uso viene proprio dai monasteri greci dove i cuochi lo indossavano bianco per distinguersi dagli altri monaci che lo portavano nero.

Venendo a oggi, il pasto greco, sia un pranzo o una cena, è visto come un importante momento di socializzazione. Un pasto può durare molto a lungo e non c’è una regola che fissi l’ora alla quale sedersi a tavola per pranzare o cenare. Non di rado, poi, si conclude con canti e balli. Anche la prima colazione è molto ricca: la si può consumare sia in pasticceria (zaharoplastio) sia in latteria (galaktopolio) ed è a base di caffè greco, yogurt con miele e noci (quello ellenico è una celebrità) e un dolce.

I piatti più tipici della cucina greca si basano su ingredienti semplici come olio, pane, spezie; nelle zone interne si possono gustare menù a base di carne ovina, verdure e formaggi.  Il pranzo inizia con antipasti chiamati mezédes e comprendono una grande varietà di piattini che si accompagnano all’ouzo, un liquore a base di anice da diluire con acqua e ghiaccio. Molti di questi antipasti si mangiano con le mani: troviamo sottaceti, sottolio, olive, dolmádes (involtini di riso o carne tritata), pitákia (sfogliatine ripiene di pollo, formaggio, carne tritata e verdure).

Sempre con gli antipasti si servono diverse salse da gustare con verdure fresche o col pane: tra queste troviamo la taramosaláta: salsa a base di uova di pesce amalgamate con pane, olio, limone; la melitzanosaláta: salsa a base di melanzane, olio, aceto, aglio e sale; lo tzatziki, forse la più conosciuta: yogurt lavorato con cetriolo grattugiato grossolanamente, aglio tritato, aceto e olio ben mescolati e cui si aggiunge sale e pepe a piacere. Il pane greco più conosciuto è la pita di farina integrale che viene consumato tal quale o con un filo di olio sopra.

Dopo questi non c’è un primo piatto ma si passa direttamente ai souvlákia: spiedini cotti ai ferri accompagnati spesso da gyros, cioè carne di montone, arrotolati dentro la pita, una specie di piadina, e accompagnati da pomodori e cipolle crude (la cosa ricorda un po’ il doner kebab di origine turca). Troviamo poi la mousakás: sformato di melanzane, patate, ragù e besciamella (che in un certo senso ricorda le melanzane alla parmigiana nostrane). Per finire la khoriátiki salàta: insalata alla greca con fette di cetriolo, pomodoro e condita con olio, origano, olive, peperoni, cipolle fresche a fette su cui si mette una bella fetta di formaggio feta.

I primi dolci di cui si ha notizia sono quelli che nell’antichità venivano offerti agli dèi: ciambelle a forma di mezzaluna per Artemide, dolci a forma di lira per Apollo, con miele e sesamo in onore di Dioniso. Proprio il miele, insieme a sesamo, noci e mandorle è alla base di molti dolci della pasticceria attuale.

Foto: by Dèsirèe Tonus, da Flickr

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One Response to Feta, Gyros e il cappello da chef. La cucina greca

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