San Martino, cibi e tradizioni

9 novembre 2012
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Maiale, castagne e vino novello, ricordando Giosuè Carducci

La nebbia a gl’irti colli
piovigginando sale,
e sotto il maestrale
urla e biancheggia il mar;

ma per le vie del borgo
dal ribollir de’ tini
va l’aspro odor dei vini
l’anime a rallegrar.

Gira su’ ceppi accesi
lo spiedo scoppiettando:
sta il cacciator fischiando
su l’uscio a rimirar

tra le rossastre nubi
stormi d’uccelli neri,
com’esuli pensieri,
nel vespero migrar.

Questa poesia di Giosuè Carducci ci racconta la festa di San Martino (11 novembre) e le sue tradizioni come erano vissute circa un secolo fa. Nata come festa religiosa San Martino è poi diventata un evento folkloristico unito alla più conosciuta “estate di San Martino”. Si tratta di un breve periodo di clima mite all’interno di un novembre freddo e piovoso: viene festeggiato un po’ in tutta l’Italia con cortei storici, feste contadine, banchetti a base di carne di maiale alla brace e caldarroste, il tutto accompagnato dalla degustazione del vino novello (quest’ultimo viene commercializzato dal 6 novembre).

San Martino era anche il giorno della fine dell’anno agricolo, della preparazione delle scorte per l’inverno, della partecipazione alle fiere e dell’assaggio del vino nuovo. Del resto un vecchio proverbio dice “per San Martino ogni mosto è vino”. In questo giorno era tradizione consumare un pasto abbondante (che precedeva quello natalizio) costituito da piatti a base di maiale (in questi giorni si procedeva anche alla macellazione) e d’oca, piatto comune sulle tavole contadine. In più si assaggiava il vino novello accompagnato da caldarroste, o rostie. Una sorta di triade: oca, vino e castagne.

Numerosi anche i dolci tipici di questa ricorrenza.  A Venezia troviamo i galeti (gialletti) preparati con farina di mais e regalati ai bambini in occasione della questua fatta in nome del santo. In Abruzzo si gustano i turcinielli e la pizza coi quattrini fatta con farina di mais, noci, fichi secchi e miele in cui viene nascosta una moneta.

La pasticceria siciliana ci propone i  viscottu di San  Martino che a Palermo vengono ricoperti da un velo di glassa e decorati con confettini e paste reale (“u viscottu di San Martino abbagnatu”, cioè inzuppato nel moscato era consumato un tempo dai nobili palermitani), i sammartini che le famiglie ricche offrivano alle persone di servizio e ai vicini bisognosi come segno di devozione e i guasteddi. In Sardegna troviamo i papassinos, fatti con uva passa e donati ad amici e parenti.

Infine, c’è il pane di San Martino (vedi ricetta). Diffuso un po’ in tutta l’italia, è fatto con farina di castagne e noci. L’abbinamento ideale? I salumi e il vino novello!

Foto: by maessive, da Flickr (ritaglio)

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One Response to San Martino, cibi e tradizioni

  1. […] piacevolissima panoramica su un periodo dell’anno sconosciuto, così come le sue tradizioni Leggi l’articolo. /* Condividi:FacebookTwitterGoogle +1LinkedInDiggEmailStampaRedditStumbleUponTumblr […]

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