Il pandoro di Verona: la storia

18 dicembre 2012
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Nato nel 1894 con Melegatti ha origini nel Natalin scaligero. Ma anche in Austria e a Venezia

Il pandoro in lievitazione

Il pandoro in lievitazione

Dopo il pandolce genovese e il panettone non potevamo che raccontarvi qualcosa del suo rivale veronese, il pandoro. Questo dolce soffice e fragrante ha la forma di una stella a otto punte e si prepara con farina, zucchero, uova, burro, burro di cacao e lievito. A differenza del panettone non ha canditi, uvetta o creme, e viene servito semplicemente con una spolverata di zucchero a velo. Il suo nome richiama il colore dorato dell’impasto.

Diverse le storie riguardanti la sua origine alla fine del 1800. Una di queste lo descrive come un derivato del pan de oro consumato dai ricchi veneziani (era infatti ricoperto da sottilissime foglie d’oro zecchino).

La seconda fa invece originare il nostro dolce dal nadalin, un dolce veronese  a forma di stella risalente al Medioevo che le famiglie di Verona preparavano a Natale. Secondo altri ancora pare che all’ideazione di questo dolce abbiano contribuito i pasticceri austriaci e che derivi dal Pan di Vienna derivato a sua volta dalla brioche francese.

La data di nascita ufficiale del pandoro comunque l’abbiamo: è il 14 ottobre 1894 quando Domenico Melegatti ebbe il brevetto per realizzare questo dolce dalla caratteristica forma disegnato da un pittore impressionista, tale Angelo Dall’Oca Bianca.

La tecnica di lavorazione è piuttosto complessa e consta di tre impasti, tre lievitazioni e richiede temperature e tempi ben precisi; oltre alla produzione industriale ci sono molte pasticcerie che continuano a produrlo artigianalmente e ogni pasticcere ha in pratica una propria ricetta. Oltre al pandoro classico ci sono quelli farciti con creme o ricoperti o con gocce di cioccolato.

Foto: by Festival Della Scienza, da Flickr (ritaglio)

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