Anguria, storia e curiosità della regina dell’estate

29 luglio 2013
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La più grande, la più strana e come riconoscere quella buona

L’anguria (per i botanici cucumis citrullus o citrullus vulgaris) è uno dei frutti più apprezzati nelle calde e assolate giornate estive. Oltre a questo nome, con cui è conosciuta nell’Italia settentrionale, troviamo il toscano cocomero, il napoletano melone d’acqua e poi le versioni dialettali: pateca in Liguria e zipangulu in Calabria. Se ci spostiamo oltreconfine troviamo: watermelon, wassermelon, melon d’eau e sandia.

Per quanto riguarda l’origine del nome abbiamo diverse spiegazioni: cocomero farebbe riferimento al colore del cetriolo mentre anguria avrebbe una derivazione bizantina (angouri, cioè frutto immaturo). Watermelon e melon d’eau, invece, si riferiscono all’elevato contenuto di acqua di questo frutto.
In quanto alla provenienza abbiamo testimonianze di come il frutto fosse già conosciuto nell’antico Egitto, dove si credeva fosse stato originato dal seme del dio Seth, e dove veniva sepolto nelle tombe dei faraoni tra i cibi che sarebbero serviti nell’aldilà (a testimonianza di questo ci sono delle rappresentazioni nelle tombe). Dell’anguria si legge anche nella Bibbia dove gli Ebrei, stremati nel deserto del Sinai, rimpiangevano i succosi frutti mangiati in Egitto. Nella civiltà greca l’anguria veniva indicata con lo stesso nome del cetriolo. Lo stesso avvenne nel mondo latino, almeno fino a Virgilio, mentre sembra che Plinio per cucumis intendesse proprio il cocomero. Passando all’Europa, l’anguria è già presente dopo le Crociate e le invasioni moresche.
Come riconoscere un’anguria buona? Innanzitutto la troviamo in vendita da maggio a settembre. Una volta trovata sul banco bisogna vedere il suo livello di maturazione. La buccia deve essere tesa e non avvizzita. Poi provate a battere: il suono non deve essere sordo, ma piuttosto nitido.Infine la vostra anguria deve essere sufficientemente pesante, segno che all’interno vi è una buona quantità di acqua e che quindi il frutto non è asciutto.
Tra le curiosità legate all’anguria ricordiamo quelle cubiche, facili da impilare, e persino quella piramidale di un agricoltore di Tsukigata (Giappone), di cui 16 esemplari sono stati venduti all’equivalente di 400 euro. Naturalmente non manca l’anguria più grande: il primato mondiale spetta a una coppia del Tennessee che nel 2010 ha raccolto in giardino un’anguria di 132 kg. Infine c’è l’arte del watermelon carving, ovvero l’intaglio dell’anguria in forme di rose e molto altro, giocando sul vivace cromatismo della polpa e della buccia.
Non è detto che la buccia si butti via, né che l’anguria sia solo un frutto dolce: c’è chi prepara le sue bucce in una salamoia aromatizzata con l’aneto e altre spezie creando il pepene murat, una specialità della Moldavia romena (a Torino si trova facilmente al mercato di Porta Palazzo).

 

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