Ebbene, siamo andati al Salone del Gusto. Ne profittiamo per ringraziare Gente del Fud – Pasta Garofalo e l’AIFB – Associazione Italiana Food Blogger per la possibilità dataci. Chilometri e chilometri (non scherziamo) tra gli stand. Assaggia di qua, compra qualcosa per casa di là, siamo tornati coi trolley pieni di cose buone. Ecco le più particolari che abbiamo scoperto.
Oscypek: è un formaggio affumicato polacco di latte ovino (e talvolta anche vaccino) dalla tipica forma a fuso oppure cilindrica, sempre decorato con motivi geometrici. Viene servito spesso caldo accompagnato con marmellata di mirtillo. L’Oscypek costituisce la prima DOP polacca oltre a essere presidio Slow Food.
Branza de burduf dei monti Bucegi: è un formaggio ovino (talora misto ovino-bovino) che viene stagionato nella corteccia di abete e si produce soprattutto in Romania, nella zona dei Carpazi meridionali, dove c’è abbondanza di questo albero. Il formaggio fresco viene messo a fermentare in barili di legno con sale e poi trasferito nei cilindri di corteccia di pino. Il sapore rievoca sentori resinosi e diventa più intenso con la stagionatura.
Herve stagionato. L’Herve è un formaggio vaccino a crosta lavata originario della Vallonia, dalla forma a cubetto e dal carattere deciso. L’abbiamo assaggiato tal quale in tutti i suoi profumi e prorompenti sapori.
Merendine di gelso del Pamir. Passeggiando per la sezione internazionale del Salone del Gusto ci siamo imbattuti in alcuni piccoli involucri con scritte in cirillico. Al loro interno una tavoletta a base di gelso del Pamir, prodotto sulle montagne del Tajikistan, nel centro dell’Asia. In bocca è morbida, un po’ gommosa, e dolce. Per i più golosi non mancano la versione all’albicocca e ai frutti rossi. Forse è più curiosità, ma addentare una merendina che viene da così lontano è sempre emozionante.
Caramelline fragola arancia menta: nel notro girovagare siamo stati attirati da uno stand di caramelle. Abbiamo così scoperto Albino Dolcezze Artigianali che ci ha raccontato che le sue caramelle sono prodotte con estratti naturali, oli essenziali, miele biologico e piante officinali delle valli piemontesi. Abbiamo provato le fragola-arancia-menta: in ogni caramellina troviamo un sapiente mix: prima il dolce della fragola, poi l’acidulo dell’agrume e infine il fresco della menta di Pancalieri. Anche i coloranti sono di origina naturale.
Ur-Paarl della Val Venosta: è un pane altoatesino realizzato con farina di segale, farro e lievito madre. Il nome deriva dal fatto che sono due pani rotondi accoppiati (da cui paarl) a formare una specie di numero otto. Noi lo abbiamo assaggiato sia nella versione base che in quella alle noci e alle albicocche. Un tempo veniva prodotto solo poche volte all’anno e poi conservato. Per forma e caratteristiche era conosciuto anche come il pane degli sposi.
Ci siamo poi fermati allo stand di Galvanina, un’azienda romagnola che produce bibite e succhi e che ha puntato moltissimo sul bio. Tra i molti assaggi che ci hanno proposto difficile non ricordare il pomodoro con il sedano. Un succo di verdura rinfrescante e appetitoso buono (abbiamo provato) anche riscaldato con un filo d’olio e messo sulla pasta.
Pressata genovese: con la pressata genovese torniamo a giocare in casa, ma scoprendo un prodotto mai assaggiato. Questo dolce invernale contiene una grande varietà di frutta secca (albicocche, noci, prugne, ecc. ecc…) tenute insieme da una crema solida (ma morbida) di cioccolato e nocciola. In bocca soprende, perché è diversa a ogni piccolo morso a seconda del frutto che incontriamo. Per saperne di più vedi l’intervista di Erica al produttore.
Bombetta pugliese: nell’area dedicata allo street food siamo rimasti incuriositi dallo stand dedicato alla Bombetta pugliese.
Antonia’s Mosterd: chi ha detto che la senape è una sola? Quella che abbiamo assaggiato, di una piccola produzione olandese, è all’aneto ed è ottima in abbinamento al pesce.
Pera cocomerina: siamo stati dapprima attratti da un nome così particolare e così abbiamo appreso che si trova sull’appennino tosco-emiliano, è piccola, molto profumata una volta matura, con un profumo moscato e di sorbe e con la polpa rossastra, a cui deve il suo nome. Visto che ha una durata molto breve la si trova soprattutto sotto forma di confettura o sciroppata
Cipolla di Giarratana: è una cipolla alla forma un po’ schiacciata, di colore bianco brunastro, polpa bianca e sapore dolce, che pesa minimo mezzo chilo ma che facilmente raggiunge anche i 2 kg. Viene usata nelle “focacce chiuse” e anche ripiena. Noi abbiamo potuto assaggiarla anche sotto forma di conserva.
Caciocavallo di Ciminà: è un formaggio a pasta filata, particolare perchè formato da due parti, dette testine, ed è di taglia più piccola e allungato rispetto agli altri caciocavalli. Noi abbiamo scelto una forma piccola (ma ne esistono anche fino a 3 kg). E’ ottenuto dal latte vaccino con caglio di capretto. Si può mangiare fresco dopo pochi giorni dalla produzione oppure un po’ più stagionato, come quello che abbiamo scelto.
Torroncini calabresi: a base di mandorle e miele. Le mandorle tostate sono cotte per più di sei ore con l’albume e il miele, quindi il torrone friabile viene poi ricoperto di cioccolato bianco, fondente o gianduia. Noi abbiamo assaggiato sia la versione friabile che quella morbida. Una chicca il torrone al bergamotto.
Kentos, il pane dei centenari: è un pane prodotto in Sardegna con grano duro sardo biologico Senatore Cappelli, macinato intero (cioè col germe) a freddo con una macina di pietra vulcanica, lievito madre (frammentu) che viene rinnovato da 300 anni e poi cotto a legna. Il grano viene coltivato nel comune di Orroli che è il paese dei centenari.
Farine della Cascina dei Conti: soffermandoci da loro, oltre alle farine di grano duro e tenero macinate a pietra abbiamo scoperto: la farina di monococco che si differenzia dal frumento tenero o da quello duro per l’alto contenuto proteico e per l’elevata quantità di carotenoidi (con un ruolo rilevante nelle funzioni cellulari e funzione antiossidante) che possiamo usare per pane, pizza, torte salate, focaccia; la farina di pignolet, una varietà nostrana di mais che veniva seminata esclusivamente per la polenta e di cui noi abbiamo assaggiato i biscotti realizzati con questa farina.
Fagiolo cosaruciaru di Scicli: è un fagiolo di colore bianco-panna e dal sapore dolce, come dice il suo stesso nome (che significa letteralmente cosa dolce). La sua coltivazione si era quasi estinta e rimaneva solo negli orti privati da cui poi è ripresa la coltivazione. E’ ottimo per realizzare zuppe di verdure. Costituisce anche uno dei presidi Slow Food siciliani.