Ormai da qualche anno il peperoncino (Capsicum) è diventato protagonista sulle nostre tavole sia tal quale che sotto forma di conserve o parte di preparazioni diverse. Conosciuto e usato da moltissimo tempo (sembra che ci siano reperti archeologici risalenti al 5500 a.C.), è originario delle Americhe. Grazie a Cristoforo Colombo, oggi viene coltivato un po’ in tutto il mondo in diverse varietà grazie alla sua capacità di adattarsi al clima. Da noi è detto peperoncino perché il suo gusto ricorda (con buona fantasia) quello del pepe. In America era chiamato chili e ancora oggi gli inglesi lo chiamano in questo modo. Nel Mezzogiorno d’Italia viene anche detto diavulillo o diavolicchio.
La sostanza responsabile della piccantezza è la capsaicina che interagisce coi termocettori presenti nella nostra bocca trasmettendo una sensazione di bruciore. Il livello di piccantezza viene misurato usando la Scala Scoville. Avete esagerato o avete morso per sbaglio un peperoncino o una salsa piccante? Il sistema migliore per alleviare la sensazione di bruciore è quello di bere un bicchiere di latte o mangiare un po’ di formaggio (anche il pane va abbastanza bene). Una curiosità: la maggior parte di capsaicina non è nei semi ma nella membrana interna del peperoncino.
Facile da coltivare, il peperoncino si adatta anche al vaso sul terrazzo di casa. Per quanto riguarda il consumo, oltre che fresco, si può mettere sott’olio, a seccare al sole e ridurre in polvere (mettendone poi un pizzico di questa sulla pasta), congelarlo o usarlo per fare conserve. Negli ultimi anni, poi, è diventato un ingrediente di alcuni cioccolati, ma è un discorso a parte.
C’è anche un evento dedicato al peperoncino. In Italia è molto diffuso nelle regioni del Sud: se siete dalle parti di Diamante, in Calabria, potete assistere al Festival del peperoncino che si tiene in quella città dal 1992 (quest’anno è dal 9 al 13 settembre). Più informazioni si trovano sul sito della manifestazione.