Continua la nostra rassegna della frutta di stagione e questa volta parliamo della pesca. Questo frutto è originario della Cina dove se ne hanno notizie fin dal 2000 a.C. e sembra sia stata introdotta nel bacino mediterraneo a seguito delle spedizioni di Alessandro Magno, arrivando sino in Persia, da cui il nome persica. All’inizio venne coltivata in Grecia e poi arrivò in Italia e venne portata in Messico dagli Spagnoli.
Ne esistono diverse varietà: quella gialla, molto succosa e profumata usata per le marmellate; a pasta bianca ottima nelle macedonie e per fare gelati; nettarina o pesca noce, con la buccia liscia usata per preparare svariati tipi di dolce. Più particolari la percoca, di cui alcune varietà campane hanno ottenuto il riconoscimento di Pat; la pesca tabacchiera dalla peculiare forma schiacciata; la merendella calabrese dal colore biancoverde.
Moltissime poi le leggende legate a questa pianta. Una di queste racconta la sua nascita dovuta ad un seme che un pescatore aveva trovato nel ventre di un pesce e che aveva piantato nel suo giardino: ne nacque un albero dai fiori rosei e il frutto venne chiamato pesca per ricordare la sua origine. Nell’antico Egitto era il frutto sacro di Arpocrate, dio del silenzio e dell’infanzia: per questo ancora oggi le guance dei bambini sono paragonate alla pesca. In Cina la pesca è considerata simbolo di immortalità perché si crede questo frutto mangiato al momento giusto preservi il corpo dalla corruzione. In Giappone l’albero del pesco è considerato protettore dalle forze malefiche e associato agli esorcismi. In Europa è l’albero maledetto degli stregon che guariscono i loro pazienti trasferendo sull’albero il loro male. A Marsiglia si diceva che bastava addormentarsi con la schiena appoggiata a un pesco e restarci per due o treore per far passare la febbre che sarebbe passata all’albero le cui foglie sarebbero ingiallite e cadute. Altre tradizioni dicono che le foglie tritate, poste sull’ombelico, ammazzino i vermi e che se si soffre di febbri intermittenti bisogna alzarsi di notte ed abbracciare il tronco di un pesco fiorito: in questo modo noi guariremo e ad ammalarsi sarà l’albero. Anche il legno del pesco è oggetto di superstizione in Oriente: i mobili costruiti con questo legno proteggono la casa e la famiglia dai fantasmi e da diversi pericoli.
E per finire qualche curiosità: esiste una varietà di marmo estratto in Toscana che viene definito persichino e lo stato della Georgia è soprannominato Peach State per l’estensione delle sue coltivazioni di pesca. Non mancano nemmeno i riferimenti nell’arte: il frutto è presente in quadri di Arcimboldo e Caravaggio e addirittura Renoir ha intitolato una sua opera “Natura morta con pesche”. Se pensiamo poi ai fiori come non ricordare Lucio Battisti e la sua “Fiori rosa, fiori di pesco”? E come già è successo per l’albicocca anche la pesca ha dato il suo nome a una tonalità di arancione, che ricorda il colore della pelle interna del frutto.
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