A Torino l'Acqua di fiori di arancio amaro, il Chinotto di Savona, la Toma brigasca e l'Albicocca di Valleggia
Al prossimo Salone del Gusto di Torino saranno presenti alcuni presidi Slowfood liguri. Iniziamo dall’Acqua di fiori di arancio amaro che si produce a Vallebona, in provincia di Imperia. La fioritura dell’arancio amaro si ha in maggio e dopo distillazione l’acqua viene fata riposare per circa quindici giorni e poi imbottigliata. Qui un giovane distillatore ha ripreso un’attività molto fiorente fino alla metà del Novecento quando le donne raccoglievano i fiori di arancio al mattino presto e poi li portavano alle distillerie locali. Qui veniva estratto l’olio essenziale che si usa in cosmesi e l’acqua che viene impiegata sia come bevanda che come aroma per i dolci. Obiettivo del presidio è quello di far rinascere questo tipo di coltivazione
Passiamo quindi all’Albicocca di Valleggia che si coltiva nella zona costiera che va da Loano a Varazze e si raccoglie tra metà giugno e metà luglio. È caratteristica per le lentiggini sulla buccia, le piccole dimensioni e il profumo intenso che la differenziano dalle altre varietà in commercio. Fino agli anni Sessanta era rinomata ed esportata sui mercati esteri, soprattutto svizzeri e tedeschi per poi venire progressivamente trascurata a favore di varietà più produttive o vivai di fiori.
Arriviamo al Chinotto di Savona che troviamo nella zona compresa tra Varazze e Finale Ligure e viene raccolto dalla metà di settembre fino alla fine di novembre. Questa pianta è presente nella zona fin dal XVI secolo e i suoi frutti possono essere consumati sotto forma di canditi, sciroppati (difficili però da reperire nelle pasticcerie) oppure come confettura e liquore e ancora come bevanda.
Infine abbiamo le Tome di pecora brigasca che si producono nelle valli imperiesi e negli alpeggi al confine con la Francia nel periodo da gennaio a ottobre. La razza brigasca è una popolazione ovina autoctona della zona compresa tra Liguria, Piemonte e Provenza a cui si applica un sistema di allevamento che prevede almeno sei mesi in alpeggio. Dal latte così ottenuto si producono la sora, la toma e il brus secondo le ricette tradizionali.
Foto: by strife, da Flickr